
Dopo un anno – il 2017 – che ci ha visti per ben tre volte, insieme con diversi di voi, pellegrini a Lourdes (a febbraio, a giugno e a settembre) ci incontriamo di nuovo nelle vostre case tramite le pagine di questo nostro giornalino, di nuovo pronti per iniziare il 2018.
Nel brano evangelico delle nozze di Cana che troviamo nel Vangelo secondo Giovanni, la Madre di Gesù dice ai servi: « Qualsiasi cosa vi dica, fatela ».
È questo il tema conduttore scelto per quest’Anno Pastorale a Lourdes, ed è questo l’atteggiamento con cui siamo chiamati a vivere, nel nostro quotidiano personale e come Associazione, il 2018.
Le parole pronunciate da Maria ci ricordano l’essenziale: ascoltare Gesù, affidarsi a lui via, verità e vita.
Sono le ultime parole della Madonna riportate dai Vangeli: sono l’eredità che consegna a tutti noi.
Gesù a Cana si manifesta come lo sposo del popolo di Dio, annunciato dai profeti e ci rivela la profondità della relazione che ci unisce a Lui: è una alleanza di amore.
Ecco... in queste nozze, davvero viene stipulata una Nuova Alleanza e ai servitori del Signore, cioè a tutta la Chiesa, è affidata la nuova missione:“Qualsiasi cosa vi dica, fatela!”.
Le nozze di Cana sono molto più che il semplice racconto del primo miracolo di Gesù. Questo testo è come uno scrigno che custodisce il segreto della Sua persona e lo scopo della Sua venuta: l’atteso Sposo dà avvio alle nozze che si compiono nel Mistero pasquale.Troviamo cinque minuti per rileggerlo: nel Vangelo secondo Giovanni, al capitolo 2, dal versetto 1 in poi...
Al tempo di Gesù il matrimonio fra Israele e Dio langue… è come quelle giare del Vangelo di Cana: impietrito e imperfetto (sono sei le giare: sette – numero della perfezione – meno una). La religiosità di Israele è stanca e annacquata, non dona più gioia, non è più
festa. Il popolo vive una fede molto simile al sentimento religioso contemporaneo, stanco e distratto, travolto dalle contraddizioni e dalla quotidianità. Nemmeno il capo del banchetto, i responsabili della vita religiosa dell'epoca, i sacerdoti, si accorgono della mancanza della gioia. Maria, la prima tra i discepoli, se ne accorge, e invita Gesù a intervenire.
I servi fedeli, figura centrale del racconto, sono coloro che tengono in piedi il matrimonio fra Israele e Dio.
Sono coloro che - con fatica e senza capire - obbediscono, che perseverano, che non mollano. Ancora non lo sanno, ma il loro gesto fedele porterà frutto e rianimerà la festa. Quando continuiamo a credere, ad appartenere alla Chiesa nonostante i suoi evidenti limiti, quando non molliamo nelle nostre tristi periferie e ci raduniamo per pregare, per parlare di Cristo, per annunciare la Parola,
stiamo “riempiendo le giare”. La nostra fedeltà è necessaria al miracolo del vino nuovo!
È Gesù, lo Sposo dell'umanità, che trasforma l'acqua dell'abitudine nel vino della passione. Da notare: è Maria che si accorge della mancanza del vino.
È sempre Lei che, discretamente, vede che non c'è più gioia nella nostra vita. E interviene. Gesù ascolta la sua richiesta e le risponde malamente (all'apparenza): “Donna, che vuoi da me? Non è ancora giunta la mia ora”.
Che rispostaccia!
No, Maria ha capito benissimo cosa sta dicendo suo figlio.
Gesù sta dicendo alla madre: “Io sono un perfetto sconosciuto, il falegname di Nazareth, tuo figlio.
Se intervengo ora, madre, mi allontanerò per sempre da te, tu per me sarai una delle tante donne che incontrerò”.
E Maria accetta. E dice ai servi, e a noi: “Fate quello che vi dirà”.
Quanto è difficile tagliare il cordone ombelicale che ci lega ai figli! Quanto più duro deve essere stato, per Maria, rinunciare ad avere Dio per casa, per donarlo al mondo. Maria ama suo figlio e lo lascia andare. Scomparirà, Maria, nel vangelo di Giovanni, per riapparire, ancora e solo “donna sotto la croce”, per diventare madre sì, ma di tutti i discepoli, questa volta.
E l’ultima sua parola dei Vangeli è un invito a seguire il figlio. “Fate quello che vi dirà”.
Servire il Signore significa ascoltare e mettere in pratica la sua Parola. È la raccomandazione semplice ma essenziale della Madre di Gesù ed è il programma di vita del cristiano.
È l’essenziale di Lourdes: “due piccole donne di fede che hanno ascoltato la parola eterna del Vangelo.
Il messaggio di Lourdes non è che la buona novella annunciata ai poveri...” ha scritto il Rettore del Santuario presentando il “tema” del 2018.
Presto o tardi – come è successo a Bernadette e alla sua famiglia – capita a tutti di trovarsi senza più il vino della gioia, con soltanto l’acqua amara di relazioni deludenti, affetti feriti, sogni irrealizzati. Se la famiglia di Cana non avesse invitato in casa sua Gesù e la Madre, il loro problema non avrebbe avuto soluzione e la loro festa ne sarebbe stata irrimediabilmente guastata.
Invece essi sono là e la loro presenza è ciò che fa seriamente la “differenza”. Ed è quello che fa la differenza in casa Soubirous: accogliere Gesù e Maria in “casa” nostra, cioè nella nostra vita personale e familiare, per sperimentare che – se essi diventano ospiti fissi, invitati ogni giorno tra di noi – anche le situazioni apparentemente disperate possono aprirsi a gioie “più grandi”.
A Lourdes è Maria che ci “invita a tornare” di tanto in tanto per aprire i nostri occhi su realtà che la vita di tutti i giorni a volte ci impedisce di vedere, come invitò Bernadette chiedendole di “farle la grazia” di venire alla grotta per quindici giorni. Sappiamo bene che la meta ultima a cui siamo invitati nel nostro pellegrinaggio non è Lourdes, ma il Cielo.
Ce lo ricorda Bernadette quando disse a chi le ricordava la sofferenza di allontanarsi dalla Grotta: “Lourdes non è il Cielo”.
Ora, se è vero che Lourdes non è il Cielo, è anche vero che Lourdes è promessa di Cielo. Chi non rimane impressionato guardando la bellezza della prateria, l’ordine, il verde (un po’ anche proveniente dalle nostre terre), l’armonia che esprime quel luogo e la forza magnetica e soprannaturale che emana quella insignificante Grotta, nella quale non entra mai il sole? E pensare che era il luogo più disprezzato della cittadina pirenaica, terra di nessuno, discarica e cloaca a cielo aperto. Si rimane stupiti nel constatare quanto quel luogo sia capace di sprigionare la forza della carità per la presenza dei malati e di coloro che, rispondendo all’invito al servizio, li
accompagnano e li assistono... e senza parole quando si sperimenta la forza della grazia di Dio nelle anime. Sì, Lourdes, non è il Cielo ma è annuncio di Cielo ove Dio è venuto incontro ed ha invitato l’umanità dando vita a un’oasi di misericordia nella quale si può bere un’acqua viva e feconda.
La conclusione del racconto delle Nozze di Cana del Vangelo secondo Giovanni suona come una sentenza: “Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui”. In queste nozze Gesù lega semplicemente a sé i suoi discepoli. A Cana i discepoli di Gesù diventano semplicemente la sua famiglia e nasce la fede della Chiesa, pronta a dare la vita per il suo Sposo.
Così è la fede, un matrimonio in cui il vino non vienemai a mancare, un incontro che, sempre, suscita gioia
e passione.
Così intendiamo iniziare l'anno 2018, con semplice gioiae stupita passione.
Qualunque cosa accadrà, quest'anno è l'anno in cuivogliamo dare al Signore la nostra fedeltà imperfetta, la nostra vita pietrificata, per vederla trasformare – come l’acqua a Cana di Galilea - nel vino nuovo del Regno.
Marco e Federico, diaconi
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